Ritratto all’opera

all'opera

 “Camille, da dove comincio?
“Inizia dalla mia morte
Ma trovami tu qualcosa Claude

Magari attimi da vivere tra le ali di una farfalla, questo è il tempo del nostro ricordo”

ritratto di camille

 

Arranco, lentamente, supplicando l’ombra di dissetarmi per l’insopportabile calura estiva. Troppo densa di malinconia è la luce per potermi allontanare dall’interpretare la morte. Rapidamente l’inquieta stanza prova a sedare la folla dei miei ricordi, specchiando il senso dell’agghiacciante silenzio. I miei pensieri navigano senza essere in grado di esplorare nemmeno un vago eco sonoro, una semplice traccia della tua voce, labile impronta della tua identità. Perché dimora la morte nell’assenza dei variegati suoni che ogni voce possiede. Da sempre nel gioco delle nostre abitudini, il fluir della tua voce rappresentava la trama del nostro racconto giornaliero, svelando la nostra complice intimità. Ma oggi, forse, il temperamento del colore può ancora legarci a quel gioco complice dei sensi che fino alla tua morte ha tessuto la nostra vita.
E s’inorgoglisce il carattere supremo del mio sguardo, lo sento: un’inquieta eccitazione è pronta ad indagare i colori che solcano minuziosamente il tuo volto. Rimane comunque una nota introduttiva: l’assenza della tua voce e il tuo dolcissimo volto soffuso ma ancora ricco della tua bellezza. Qualche domanda s’insinua in questo mio, forse delirante, atto esplorativo: quanti dettagli carpiti da questo mio maledetto occhio riusciranno a trasformarti in un ritratto immortale?
Il mio sguardo, il mio occhio, dovrà essere capace d’una raffinatissima tecnica d’osservazione. Sono sicuro che il destino non sarà avverso a questo mio unico scopo di vita: renderti immortale. Improvvisamente la screziatura dell’ora, rivelata dalla luce, m’offre il tuo volto, la tua morte, in una diversa armonia. E così il mio sguardo inizia a scandagliare lo sfondo del colore che appare sul tuo volto, a tracciarne ogni intimo strato per scoprire l’evoluzione sulla trama della tua pelle. In un inedito gioco d’ombra sento in me affiorare l’istinto originario della perfezione visiva. Mentre ti osservo nasce con la mia prima impressione un sortito piacere destinato ad imprimere la tua morte nel vigore della tela, per farti rivivere nella condizione del ricordo trasformato in un infinito presente attraverso il ritratto. Rimane drammatica quest’unica verità: forme e colori non muteranno più con i tuoi lineamenti espressivi, con l’avventura della vita, e implacabile il tempo potrebbe allontanare il ricordo di quest’avventura dalla mia mente. Ma oggi la tua morte sarà riscattata dall’abbandono dell’oblio, in un ritratto all’opera. Ora il mio occhio assorbe i colori della tua morte fondendoli in impressioni distinte, in grado di sedare la rappresentazione dei miei giorni futuri senza di te. Lo sguardo isola i colori, ne scopre il volume, la loro posizione sul tuo volto e il loro ritmo perfetto. Tu, mia dolcissima Camille, lo chiamavi il mio “magico occhio chirurgo”. E, nell’autentica esperienza del colore, l’occhio riesce a godere anche dello spettacolo della morte. Perché solo rimanendo fedele a quest’ occhio il tuo ritratto potrà migrare nel tempo destinato al futuro.
Sono pronto…il primo sguardo, il primo tocco impresso sul pennello…
mentre appaiono sui tuoi solitari lineamenti espressivi, dei toni diversi, più caldi, ideali per far rimanere ancora latente il tuo passaggio dalla vita alla composizione della morte. Vi sono ombre distinte da pigmenti unitari che nel tempo frazionato in secondi si uniformano alla rappresentazione di un tema azzurro. Rimane il tremolio della luce sul tuo volto che si mescola con varie particelle disposte in una tessitura ad arazzo. La perfetta simmetria del tuo volto si sta modellando in una sorta di calligrafia della morte. Ad un tratto vivo con le mie mani ogni strato tattile del tuo delicatissimo volto, ogni pigmento della tua pelle è immerso in colori che fluiscono in un’unica sostanza primordiale, perché da sempre il prodigar della vita scorre nell’esistenza della morte. Anche se per te, mia splendida compagna, il dolce consenso alla morte nasceva proprio con l’atto della vita, senza mai dimenticare che il giorno era un’istantanea, un attimo di luce accreditato nel presente, unico e irripetibile.

camille giappone

E finalmente nel progredir delle linee di questo fertile ritratto si schiude un punto di contatto tra la vita e la morte. Il tuo dolcissimo volto, arenato nella morte, migrerà nel tempo. Nel tuo volo migratorio i sensi dell’osservatore si sorprenderanno a contemplare la natura visibile e invisibile del tuo volto. Immerse le linee all’avvampar del desiderio, saranno esposte al richiamo dello sguardo e i desideri di ogni spettatore viaggeranno dentro al corpo del colore, il tuo corpo.
Finalmente si scioglie la morte, fissando con l’alchimia delle mie mani il tuo volto.
E un’antica eredità lascerà la sua firma sul ritratto del tempo.

Per sempre,
il tuo Claude Monet, devoto compagno

 

Montale, dalla raccolta Xenia

Avevamo studiato per l’aldilà
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
Che tutti siamo già morti senza saperlo

 

L’opera della vita

l'opera della vita

Dalle lettere di Claude Monet

Honfleur 15 luglio 1864- a Bazille

Qui, mio caro, è adorabile, ogni giorno scopro cose sempre più belle. C’è da diventare pazzo, talmente ho voglia di fare tutto, la testa mi scoppia. Decisamente è terribilmente difficile fare una cosa completa sotto tutti gli aspetti e credo che vi siano quasi esclusivamente persone che si accontentano del pressappoco. Ebbene mio caro, io voglio lottare, rischiare, ricominciare perché si può fare ciò che si vede e si capisce e, mi sembra, quando vedo la natura, che sto per fare tutto, scrivere tutto…quando si è all’opera…Ed è a forza di osservare, di riflettere che si trova. Così sgobbiamo continuamente. Sarebbe meglio essere soli e, tuttavia, vi sono molte cose che da soli non si possono intuire. Insomma, tutto questo è terribile ed è un’ardua impresa.

 

 

A Bazille, 12 agosto 1867

Non so davvero che cosa dirvi, siete stato così cocciuto nel non rispondermi, vi ho inviato lettere su lettere, non è servito a nulla, eppure voi conoscete me e la mia situazione meglio di qualsiasi altro. Mi sono dovuto rivolgere ancora una volta a estranei per avere un prestito, e ricevere degli affronti, oh, ce l’ho proprio con voi, non pensavo che mi avreste abbandonato così, è molto brutto. Vi chiedo per l’ultima volta questo favore, mi trovo in una situazione angosciosa, sono dovuto tornare qui per non contrariare la mia famiglia, e poi anche perché non avevo abbastanza denaro per spenderlo a Parigi mentre Camille soffriva. Ha partorito un bel maschietto e soffro al pensiero che sua madre non abbia da mangiare. Ho potuto avere a prestito lo stretto necessario per il parto, ma né io né lei abbiamo un soldo.

 

A Bazille 29 giugno 1868

Mio caro Bazille, vi scrivo due righe in fretta per chiedervi di aiutarmi molto rapidamente, se vi è possibile, sono decisamente nato sotto una cattiva stella. Sono stato messo all’albergo dove ero, nudo come un verme, ho trovato per Camille e il povero Jean un tetto in paese per qualche giorno. Ero così sconvolto ieri che ho fatto lo sproposito di gettarmi in acqua, fortunatamente non è successo nulla.

 

Ad Arsene Houssaye

Egregio Signor Houssaye, quando ho avuto l’onore di vedervi e chiedere il vostro appoggio per ottenere il permesso di lavorare al Salon, mi avete dato il consiglio di venire a stabilirmi a Parigi. A Le Havre, Gaudibert ha avuto ancora la cortesia di mettermi in grado di stabilirmi lì e di far ritornare la mia piccola famiglia. Ci siamo sistemati e io sono in ottime condizioni e pieno di voglia di lavorare, ma su quella mancata ammissione al Salon mi toglie quasi il pane in bocca e, malgrado i prezzi certamente non elevati, mercanti e collezionisti mi voltano le spalle. E’ soprattutto deprimente vedere lo scarso interesse che si ha per un oggetto d’arte che non ha prezzo. Ho pensato, e spero che mi scuserete, che poiché avete già trovato una mia tela di vostro gusto, vorrete forse vedere le poche tele che ho potuto salvare dai pignoramenti e che sarete tanto gentile da venirmi un po’ in aiuto visto che la mia situazione è quasi disperata.

 

A De Bellio Vetheuil 5 settembre 1879

Caro Signor De Bellio, la mia povera moglie è morta questa mattina alle dieci e mezzo dopo aver sofferto terribilmente. Sono costernato nel vedermi solo con i miei poveri bambini. Vi chiedo ancora un altro favore, ossia di far ritirare dal Monte di Pietà il medaglione di cui vi allego la polizza. E’ il solo ricordo che mia moglie aveva potuto conservare e vorrei poterglielo mettere al collo prima che se ne vada. Spero di ricevere un rigo da voi domani mattina
Il vostro amico tanto infelice e tanto da compiangere

 

A P. Durand Reul

Tutto mi tormenta e, nella mia solitudine, mi faccio tanto cattivo sangue. Oggi c’è un tempo spaventoso e altri avrebbero lasciato già da tanto, ma io ci tengo a non perdere ciò che ho iniziato. E’ questa speranza che mi fa rimanere…
il 1 settembre 1914, Claude Monet tormentato dai problemi alla vista e dal dramma di una guerra incombente, lascia all’amico carissimo Geoffrey il testamento della sua vita.

Poter scrivere ad un amico come voi è un conforto che aiuta a sopportare queste angosce.
Molti dei miei sono partiti senza che si sappia dove sono. Quanto a me resto ugualmente qui, a Giverny, e se dovessero uccidermi ciò avverrà in mezzo alle mie tele, davanti all’opera di tutta la mia vita.

 

Nel 1887 Durand Reul inaugura una galleria a New York dove espone anche lavori di Monet. A Parigi Monet riscuote un grande successo da Georges Petit.
Nel 1889 Georges Petit espone Monet e Auguste Rodin ottenendo grandissimo successo. Monet organizza una raccolta di fondi per acquistare dalla vedova di Manet l’Olympia e donarlo al Louvre.

Nel 1921 grande retrospettiva presso Durand Reul

 

Ps: vi chiedo gentilmente di scusarmi, se ho voluto trasformarmi in una leggerissima farfalla. Custodita dentro ai miei amati colori, finalmente sono riuscita a volare per raccontare quest’occhio magico che ci ha donato il ritratto immortale.

Perché si può vedere il mondo ascoltando la voce di un quadro.

camille e i papaveri

 

Questo mio scritto è dedicato a chi mi ha fatto scoprire queste indimenticabili parole
“Sogniamo grandi sogni perché sappiamo di esistere”
A presto
Adriana Pitacco

 

quadri: Camille Monet sul letto di morte, 1879- Ritratto di Camille Monet, 1867- Camille Monet con un costume giapponese, 1876- Campo di papaveri ad Argenteuil, 1873

Foto: Monet in atelier con il Duca De Trevise

musica:  Ravel “Pavane pour une infante defunte” suonata da Sviatoslav Richter

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

24 pensieri su “Ritratto all’opera

  1. Sappiamo di esistere, “un fischio”, dice Montale, “provo a modularlo nella speranza che siamo già morti”! Morti eppure vivi, per sempre vivi e in quei quadri il tempo è fermo da un’eternità, come è l’eternità lo spazio da cui veniamo e in cui viviamo. Una morte che è come un voltare pagina, cambiare prospettiva, imparare a scrollarsi di dosso il peso delle catene che ci impediscono di volare. Davanti al bello non vedo forse ciò che è vero? E il vero se è tale deve coincidere con il Bene. Eppure che tormento in questi artisti il ” sapere di esistere ” lo esprimono in sogni con colori ed emozioni senza eguali. Scusa per le lungaggini e grazie per averci accompagnato in vissuti così intensi. A presto

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    1. ” Davanti al bello non vedo ciò che è vero?”
      La tua è una domanda che incanta le nostre esistenze, l’immensa testimonianza della nostra vita
      Nello splendore dell’arte, vivo l’eternità!
      Un caro saluto e tantissimi auguri di Pasqua
      Mi assenterò per un periodo, perché andrò a trovare mio figlio: il mio angelo caduto dal cielo

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    1. Sai… a volte mi chiedo…
      “Come sarebbe stata la mia vita senza il mistero della mia musica, amata e ascoltata fin dal mio primo respiro con mio padre?”
      Forse, non sarei nemmeno nata…
      Un grazie infinito
      ti mando tantissimi auguri di Pasqua!
      te li faccio in anticipo, perché domani sarò in viaggio
      Adriana

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  2. Carissima Adriana come al solito ci regali dei ritratti affascinanti , seguendo le parole vive, personali di chi ha saputo regalarci con grande maestria, opere d’indubbio valore. Sono sempre più traportata nel mondo interiore di questi artisti da te raccontati attraverso i loro carteggi con toccanti parole, magiche direi. A testimonianza di come fossero profondi anche nel loro esprimersi a parole non solo attraverso i colori. Ho per te in serbo una sorpresa che sono convinta gradirai. E noterai come quel feeling che ci unisce, continua. Un bacione grande. Isabella PS Non sarà subito, debbo prima ristabilirmi un po’. Ciao

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    1. Carissima, ti ringrazio infinitamente; non ho perso il mio grande desiderio di travestirmi, e anche questa volta ho voluto vivere l’arte magica del travestimento fingendo di essere Claude Monet e raccontando con le mie parole, i momenti nei quali il suo occhio magico ha vissuto la morte e il ritratto della sua amata compagna.
      Poi, come sempre, è mia abitudine postare alcuni brani tratti dalle lettere scritte da questi grandi Uomini
      Un grazie sincero e ti auguro di ristabilirti al più presto
      Adriana

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      1. E’ affascinante questo tuo modo d’interpretare artisti che da sempre amo. Entrare in loro, immedesimarti a tal punto da riuscire a dar loro voce. Sei persona di rara sensibilità. Grazie di tutto. Baci. Isabella

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  3. Grazie, cara Adriana, di questo post che, ancora una volta, è capace di trasformare la morte in vita e di cogliere ciò che rimane in eterno!
    E’ la potenza ETERNATRICE dell’arte, della poesia, della bellezza!!! Qui sono i colori con la loro suggestione a “sciogliere la morte” e a regalare un volo infinito al volto di Camille. Sì, si può vedere il mondo ascoltando la voce di un quadro – splendida sinestesia – e cullandosi sulla malinconica dolcezza della Pavane di Ravel.
    Grazie di tutto e in particolare della tua rara sensibilità!!!
    Un abbraccio
    Annamaria

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    1. Sono io che ringrazio te! Sono particolarmente felice delle tue parole e di questo profondo amore che abbiamo nei confronti della musica!
      Il mio respiro vitale!
      Ti mando tantissimi auguri di Pasqua
      Te li scrivo in anticipo, perché domani, finalmente, saremo a Palermo a trovare il nostro angelo caduto dal cielo: Gianluca!
      Ps: i brani, molto spesso, vengono scelti da lui
      Adriana

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  4. Ci hai riportato attraverso i sensibili tocchi della tua scrittura il corpo vivo dell’arte con tutti i palpiti e i colori che percepiscono l’esistenza

    Grazie per questa bellezza che rincuora la nostra precarietà con istanti d’eterno

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  5. La tua particolare sensibilità e capacità di travestimento mi trovano ogni volta affascinata. L’intensità del tuo racconto, le parole, il loro calore riescono sempre a coinvolgermi molto. Amo Monet pittore, apprezzo Monet uomo per la sua determinazione, la particolare sensibilità e attenzione al dettaglio della luce, per l’amore che aveva per tutto ciò che lo circondava. Tu con questo racconto me ne hai restituito la voce, grazie per questo e grazie per essere riuscita a cogliere nella morte ciò che ci può essere di eterno. Un bellissimo momento, Adriana.
    Un caro saluto a te, e un sorriso
    Stefania

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    1. Monet e l’attimo della luce…
      Monet e l’attimo unico e irrepetibile di ogni istante di questa nostra inestimabile vita!
      Ho amato Monet nel momento in cui sapevo di aspettare, vivere dentro di me, quell’istante di luce: si stava creando la più meravigliosa opera d’arte che una madre potesse vivere…
      l’incanto di un figlio!
      Volevo che Gianluca vivesse dentro di me tutte le stagioni, quel misterioso ritmo del tempo che si prodigava a farlo vivere, a far palpitare il suo respiro dentro al mio.
      Forse, per questo mio desiderio, Gianluca è nato il 21 giugno: inizio d’estate, dopo aver trascorso il passaggio delle stagioni.
      E’ a mio figlio, che devo questo infinito amore per la vita, in quel battito di farfalla, attimo vibrante che porta a compimento le gioie quotidiane nel divenire della mia esistenza.
      Ti mando tantissimi auguri di Pasqua
      Adriana

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    1. Sono decisamente onorata delle tue parole!
      Mi illumino di felicità ogni volta che vivo le tue “creature poetiche”, i tuoi, sono sguardi che vanno al di là del tempo!
      Ps: in questi giorni, il mio giardino si è vestito di giallo…mi sento Alice nel Paese delle Meraviglie
      E con lo sguardo di un bambino, velato di meraviglia, ti mando il mio infinito Grazie e tantissimi Auguri di Pasqua!
      Adriana

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  6. Del tuo post mi ha colpito in particolare la parte in cui Monet dichiara orgogliosamente che la sua arte non ha prezzo. In quel periodo i suoi quadri venivano decisamente sottovalutati, e questo avrebbe potuto provocargli un calo di autostima, avrebbe potuto indurlo a mettersi in discussione come artista; lui invece ha mantenuto una salda e incrollabile fiducia in se stesso, e questo gli fa veramente onore. Sono poche le persone così lucide da saper acquisire e conservare una consapevolezza delle proprie qualità senza farsi influenzare da ciò che gli altri pensano di loro: Monet aveva questa capacità di autoanalisi, e questo la dice lunga sulla sua intelligenza.

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  7. sono sempre stata affascinata da alcuni carteggi, o anche da alcuni diari di pittori.
    a volte il loro non essere prettamente scrittori li fa entrare più profondamente nella materia delle cose. Mi piace quando scrivono d’arte.
    Grazie per le suggestioni ricchissime. da rileggere

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  8. Nel campo di papaveri Monet ha immortalato il tempo in movimento e il movimento nello spazio e nel tempo, ritraendo la passeggiata della sua Camille con il bambino. I personaggi sono sempre i medesimi in cima alla collina e lungo il pendio. Un’intuizione fantastica e un anelito alla vita e al passaggio. Molto suggestive le musiche. Un caro saluto, Adriana.

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