infanzia tradita

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“Quando avevo l’età di questi bambini sapevo disegnare come Raffaello, ma mi ci è voluta tutta una vita per imparare a disegnare come loro.”

Pablo Picasso

E se Picasso, bambino, vivesse ai giorni nostri? Domanda insolita?

Quale realtà tremendamente assurda potrebbe spezzare il suo volo? Il suo atto creativo?…

Oggi, troppo spesso, qualche “saggio” medico si diletta ad esiliare con saggi e apparenti realtà scientifiche il  mondo dell’infanzia estirpandone le domande, i perché, l’innata curiosità volta alla scoperta. Per troppo tempo sono rimaste chiuse in un oblio storie di vite offese ed umiliate, circondate da un’assurda indifferenza. IO, semplice donna, insegnante, ho raccolto le loro testimonianze e oggi cerco di raccontarle come se le raccontasse la voce limpida e spontanea dell’infanzia, senza dogmi…senza timore del racconto

 fiaba tratta da una storia di ordinaria follia

C’era una volta un grande medico che scriveva tanto, tanto, qualcuno diceva anche troppo. Dall’altra parte della città esisteva una mamma che si recò dal grande medico, per giunta psichiatra in una grande azienda sanitaria, perché il suo figliolo di soli sei anni parlava troppo, troppo e suonava sempre, sempre. Questo gliel’avevano detto le maestre. Mi chiedete se è una storia vera? Povera me! Sono costretta a dirvi di sì! La storia ha un numero di protocollo, un foglio scritto dal grande medico che nel suo miracolo temporale scrive di formule magiche nei totem di psichiatria. Il mago in soli dieci minuti pronuncia alla mamma il verdetto speciale: “Un caso particolarissimo! Sindrome di autismo intellettivo! Sindrome rara…” Inoltre disse che il povero bambino parlava tanto perché non capiva e non avrebbe mai chiesto il perché delle cose che vedeva. Il medico quindi propose alla mamma una strana pozione magica: due anni di psicoterapia da concordare con una psicologa di sua fiducia, un flacone al giorno di caramelle psicofarmacate e il timbro nell’apposito modulo per mettere il bambino in una provetta per la ricerca. Ma quando il bambino si mise a piangere, chiedendo alla mamma perché il mago non avesse pronunciato la parola bambino, la mamma lo prese tra le braccia e riascoltò la sua bellissima musica….

Dal mago medico non ci tornò più!

Mago od orco?….

 

Perché non accada più…

Afferma il filosofo Emmanuel Kant:

“Ci sono dei medici che pensano di scoprire una nuova malattia ogni volta che trovano un nome” E forse è proprio così che nel corso degli anni aumentano le pagine del famoso D S M cioè il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi mentali. Ogni nuova malattia mentale viene stabilita attraverso discussione e voto di gruppi di esperti. Il DSM quindi si fonda su ciò che gli psichiatri chiamano consenso che in realtà è una votazione dei membri dell’American Psychiatric  Association e non una procedura scientifica. Col passare degli anni, i compilatori del famoso DSM, si sono accorti che potevano estendere la propria influenza nei riguardi di una quantità pressoché infinità di atteggiamenti e problemi mentali. Vi ritrovate da qualche parte nella lista ?  Perché tra l’elenco dei disturbi troviamo: il disturbo del calcolo- la brutta calligrafia- timidezza-snobismo-goffaggine-bere troppo caffè-aver piacere nel fumo di tabacco-incapacità di dormire dopo aver bevuto troppo caffè(questi “importanti” disturbi mentali li troviamo nelle pagine numerate con tanto di etichettatura) .

E se un bambino è distratto, magari indifferente alla voce così eloquente e riflessiva dell’insegnante? Ecco pronta la diagnosi! Basta sottoporre gli sprovveduti genitori ad una lista di domandine, così semplici e innocue. Ecco alcune domande del formulario magico:1-muove spesso mani e piedi 2-è distratto facilmente da stimoli esterni-3-spesso sembra non ascoltare quanto gli viene detto-4-spesso chiacchiera troppo-5-spesso spiattella la risposta prima che abbiate finito di fare la domanda-

Scusate… se vi sono sei risposte affermative, la diagnosi è pronta!! Dal formulario magico viene estratta la formula di: Deficit di attenzione e iperattività! Il caso è risolto!! A qualche genitore, il test può sembrare come quelli che appaiono in alcune riviste femminili dove ci divertiamo a rispondere ad una serie di domande chiuse per sapere, ad esempio, se siamo gelosi, timidi…Ma il dubbio, il confronto, viene subito tacitamente eliminato. D’altra parte, il test al quale sono stati sottoposti, è stato presentato da medici illustri, accademici, primari di rinomata fama. In tempi rapidi e precisi, gli insigni studiosi, hanno individuato come nella moderna società sia diffuso un “disturbo mentale” causato  probabilmente da uno strano squilibrio biochimico. Certo, i poveri genitori possiedono ben poca  dimestichezza  con l’appropriata terminologia medica. Gli studi, le varie comparazioni, parlano di possibili squilibri nella condizione chimica del cervello, di possibile trasmissione genetica. Magari a qualcuno potrebbe ritornare utile qualche nozione di diritto,  studiata ai tempi del liceo, perché se l’onere delle prove spetta a chi afferma tale conclusione, dovrebbero essere tracciati test biologici, esami clinico-strumentali. Comunque qualche saggio medico, consiglia loro di non inoltrarsi nello studio della psichiatria….si perderebbero in breve tempo! Deve essere solo una semplice questione di fiducia!!

E se il disturbo si trasformasse in una specie di virus contagioso verso gli altri figli? In effetti, secondo le ultime statistiche, almeno il 10% della popolazione scolastica ne è afflitta, ma per fortuna esiste un’innocua  cura preventiva. Insomma, se al soggetto affetto da disturbo di attenzione e iperattività (siglato come ADHD) il dosaggio delle caramelle psicofarmacate è di quattro dosi giornaliere, ai fratelli, portatori sani, basterà dargliene la metà. Il nome poi, della potente ed energica caramella psicofarmacata ha un nome semplice, che presto diventerà familiare a tutti i membri parentali.

bibliografia

E’ uno psicofarmaco, precisamente un anfetaminico (in voga tra  alcune comunità di tossicodipendenti negli USA negli anni Settanta) la vendita di  questa pozione magica negli ultimi anni è aumentata da 2,8 tonnellate nel 1990 a 20 tonnellate nel primo decennio del 2000.

Ecco alcuni effetti collaterali :

problemi cardiaci(tachicardia, aritmia, arresti cardaci)- manie, psicosi e allucinazioni, depressione, aggressività, crisi di pianto, stati confusionali, comportamenti ossessivi, anoressia, insonnia, perdita di elasticità nel ragionamento, incapacità a esprimere emozioni, a stupirsi, a porre domande, tendenza a comportamenti passivi e sottomessi, ritardi e disfunzioni nella crescita ….

E…

IL BUCO NERO

  fatali suicidi?

Alcuni studi hanno individuato come il suicidio sia la principale complicazione nell’astinenza dallo stimolante usato per “curare” il disturbo di attenzione e altri disturbi simili. La Drug Enforcement Administration americana, nel rapporto sugli psicofarmaci somministrati in età giovanissima scrive: “L’alta percentuale di tentati suicidi è compatibile con l’alta frequenza di depressione associata all’uso dello stimolante”

La mamma del piccolo Raymond  racconta: “Mio figlio era un ragazzo intelligente, ci voleva una buona dose di intelligenza per stare al passo con lui. Essendo dotato intellettualmente, questo lo portava ad annoiarsi a scuola. A febbraio mio figlio venne classificato come “iperattivo” e gli vennero prescritti dei farmaci come trattamento. Quattro mesi più tardi Raymond si uccise, impiccandosi. Io non ero mai stata avvertita sugli effetti collaterali legati all’astinenza.”

Colombe disegno a matita su carta 1890-le-colombe Pablo Picasso

E cosa risponderebbe qualche saggio medico psichiatra ad una delle frasi più suggestive di Pablo Picasso, “Se uno sa già esattamente cosa vuol fare, perché poi lo dovrebbe fare davvero? Dato che lo si conosce già, è del tutto privo di interesse. E’ meglio fare qualcos’altro”  ?

Forse potrebbe iniziare da qui un breve e circostanziato dialogo tra il piccolo Pablo e un saggio ed esperto studioso di bambini .

POVERO PABLO…

“Ecco…tipico modo di procedere senza una reale considerazione con la realtà. Il bambino è convinto di sapere far tutto…si individua già la tipica sintomatologia di una deviata personalità narcisista, che lo conduce ad interessi futili e superficiali. Sintomatica è la frase “dato che lo si conosce già”. Si evidenzia quindi una patologia dello sviluppo della personalità. Deduzioni semplici, chiare e precise che lo studioso dovrà rivedere nel corso dell’età adolescenziale che vivrà il giovane paziente.

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Con il passar del tempo, il sommo esperto riesce ad  affinare ulteriormente la tecnica necessaria per ricercar domande adeguate da sottoporre al giovane paziente. E considerata la storia pregressa, l’adolescente rientrerà sicuramente nei nuovi casi di disturbo della personalità. Due, al massimo cinque minuti, e la questione sarà risolta.

In fin dei conti è necessario solo iniziare con qualche rituale domanda per comprendere il suo dominante, non più latente, istinto compulsivo.  Comunque un tono di rispettosa e benevola educazione non guasta mai! Pragmatico il dialogo, senza dimenticare di dare del “lei” al  giovane paziente.

“Lei , mi dice che continua a dipingere, ma c’è un momento in cui pensa di aver concluso il suo lavoro?”

Rapida la risposta del giovane Pablo: “Non viene mai il momento in cui puoi dire: ho lavorato bene e domani è domenica. Appena hai finito, ricominci di nuovo da capo. Puoi mettere da parte un quadro e dire che non lo tocchi più, ma non puoi mai scriverci la parola fine”

Compiaciuto, decisamente compiaciuto di sé, del suo innato intuito nel risolvere rapidamente anche i casi più complessi, il saggio medico non formula più nessuna domanda. Non è proprio necessario! La sindrome rientra esattamente nel grande Totem della psichiatria: quel povero bambino narcisista, nell’età adolescenziale evidenzia i tratti tipici di uno spettro autistico- compulsivo. Si veda l’ elemento compulsivo nell’espressione “appena hai finito, ricominci da capo”. Si deduce quindi che il mezzo pittorico è utilizzato per “risolvere” apparentemente forti conflitti interiori.

Ma i dipinti parlano da soli…

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olio su tela-scienza e carità -dipinto da Pablo a soli sedici anni

Le frasi sopracitate sono state realmente dette da Pablo Picasso

Passa il tempo e ridivento fanciullo…

invento e trasformo con lo sguardo di un bambino

 Pablo Picasso : Idillio a Vallauris

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A Parigi, durante l’occupazione, Picasso conobbe la giovane pittrice Francoise Gilot, che in seguito prese a fargli  spesso visita nel suo atelier. La giovane intellettuale piacque sempre più al pittore e divenne la sua compagna. Nel 1948 l’artista si trasferì con lei a Vallauris, antico centro di arte vasaia della Francia meridionale, nella villa “La Galloise”. Francoise è spesso presente nelle opere di quel periodo ed è interessante osservare le trasformazioni, proprie di un fanciullo, a cui l’artista la sottopone, attraverso una serie di metamorfosi che ce la restituiscono sotto forma di fiore.

 

ti-trasformo-in-un-fiore

Nel 1947, Francoise mise al mondo Claude e due anni dopo Paloma. Nel quadro olio su tela” Claude che disegna”, Picasso ritrae i suoi due figli più giovani, intenti ai loro giochi, mentre la madre li avvolge con un gesto che trasmette un senso di sicurezza.

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 La recente riscoperta del mondo dei bambini viene rielaborata da Picasso in numerose rappresentazioni metaforiche, ma anche molte sue divertenti sculture materiali degli anni Cinquanta sono state sollecitate dai giochi per bambini. Elaborò un’automobile giocattolo che suo figlio aveva ricevuto in regalo, trasformandola in una scultura raffigurante la testa di una scimmia, con i due fari al posto degli occhi.

L’infanzia in musica: di C. Debussy : children’s corner

pianista: Arturo Benedetti Michelangeli

 

Questo mio post è dedicato al piccolo Michael, orfano dei genitori, che continuava ad uscire nel giardino della scuola per ricercare nidi di uccelli. A quel momento indimenticabile nel quale afferrò tutto il suo coraggio per chiedermi con voce ferma e decisa: “Scusa…ma secondo te, chi è più bravo a dipingere?  Vincent van Gogh o io?”

 

per chi fosse interessato ad approfondire ecco la bibliografia dei più recenti studi

vignetta

siti-web

Con la speranza di aver dato un contributo per qualche riflessione su storie troppo spesso nascoste

A presto

Adriana Pitacco

32 pensieri su “infanzia tradita

    1. E’ vero! Ma c’è stato un momento, che io definisco magico, nel quale una persona che ho amato profondamente, mentre era trafitto dal cancro, mi
      disse: ” Non piangere… io vivrò ancora dentro di te, perché ti ho trasmesso il desiderio di lottare, di non abbandonare mai il tuo coraggio…
      Saremo sempre complici delle nostre battaglie…”
      Per questo atto d’amore, io continuo a lottare.

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  1. Grazie per questo bellissimo spunto di riflessione…finché tutto è racchiuso in grossi, metaforici scatoloni con una bella etichetta sul davanti (magari un bel nome da malattia lungo e difficile)tutto è in ordine…che negli scatoloni ci finiscano le persone, i sogni, e gli slanci creativi dei bambini poco importa… bello davvero, mi ha fatto riflettere.

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    1. Le tue parole sono profonde e vere! Purtroppo ci sono storie di “ordinaria follia medica” che ruotano attorno a bambini che chiedono solo il diritto inviolabile di esprimersi liberamente, di rivendicare le loro emozioni, il modo personale di esprimersi. Il mondo magico dell’infanzia non si esprime solo con le parole…ma questo non tutti lo comprendono. E così troppe ombre cercano di stritolare il loro futuro acclamando a gran voce qualche sindrome speciale da far rientrare in qualche “delirio” di onnipotenza medica. Come se la vita di ogni piccolo deve rientrare in una quota matematica, in un preciso campionario medico che stabilisce i parametri di una “sana ” e ” gestibile” normalità. Tutti così normali, tutto così ovvio…
      Ma non può essere ovvia la ricchezza di ogni esistenza, di ogni vita che possiede quella grande capacità di stupirsi per questa inestimabile esistenza.
      E’ un dono prezioso che vive dentro ai loro sguardi! Noi adulti abbiamo il dovere di non tradirli…mai!

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  2. Cara Adriana, il tuo post è di quelli che danno speranza. E lo dico a nome di tutti gli esuli, gli incompresi, i perseguitati, non solo dalla mentalità comune ma dalla sciatteria mediatica, dall’approssimazione, dalla facilità al giudizio, dai “sapienti” che attorno al lettino di Pinocchio dissertano su ciò che lui abbia o non abbia ma che fondamentalmente non capiscono. Ho un cuore “dissociato”, per utilizzare un termine tanto caro a molti psichiatri. Ho un cuore dissociato perché non comprendo il mondo e mi curo agognando bellezza. E quanto hai scritto, pur vibrando di una struggente tristezza, è autenticamente palpitante di bellezza perché il solo fatto che possano esserci persone come te in grado di scrivere e accogliere storie di ordinaria disperazione, porta a questo nostro universo, il sussulto di un sorriso nel dolore. In barba ai tanti “guaritori” e non mi piace generalizzare ma troppi di questi “sapienti” stigmatizzano ciò che non comprendono, prescrivendo pillole per la felicità. Non è cosi. Si vuole realizzare un condizionamento supremo per lenire il dolore che ognuno si porta dentro: con stordimenti psicotici creati adhoc come le ossessioni compulsive, internet, le dipendenze, la televisione, l’incentivo ad un modello competitivo e sempre vincente che non esiste. Amo la fenomenologia e figure come Simone Weil, Maria Zambrano, Edith Stein. La fenomenologia aiuta a portare luce sulla realtà, a non “drogarsi” con le illusioni. Di cui le pillole della felicità sono figlie. E gli interessi della case farmaceutiche, molte volte, gli stati generali del totalitarismo dei condizionamenti. Un abbraccio e grazie ancora e un pensiero da parte mia per tutti questi bambini e per il piccolo Michael, cuore di luce.

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    1. Le tue parole sono un dono prezioso per tutti coloro che rivendicano il diritto ad esprimersi liberamente, a vivere la dignità della nostra singola esistenza. E dignità significa che non siamo copie stampate, povere ricette da annoverare in qualche strano e delirante studio medico, qualche formulario che premiate ditte farmaceutiche fanno presto a stilare in accordo con insigni studiosi, pronti a sciorinare novità in qualche conferenza d’ultimo grido. Poi le offerte sono sempre pronte: un po’ come al supermercato! Ma quali armi di difesa possiede il mondo dell’infanzia? Quel meraviglioso mondo che esprime fiducia ad ogni risveglio mattutino? Non sono andata sui dettagli, perché la storia di Michael e di altri destini traditi è una storia reale, ma che poche persone hanno il “coraggio” di denunciare.
      Io non lo chiamo coraggio, lo definisco solo un semplice Atto d’amore.

      Infinitamente Grazie

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  3. articolo molto interessante e non solo per la capacità di coinvolgere il lettore ma per quella riflessione che grida giustizia ad ogni riga. Una pagina che ha il tocco di madre e la forza dell’amore. Molto bella, grazie!
    Se posso permettermi ti lascio una poesia dedicata ad un bambino autistico! Vivere in un mondo che non ti capisce quando avresti la voglia di viverlo intensamente è come non nascere.

    dentro una vita muta (dedicata)

    passeggi con resti di vertigini
    su questa luna di carta
    e ti accorgi che le sentenze
    sono lì : pali e assiomi indesiderati
    dentro una vita muta

    e continui con le evidenze
    di qualche stravagante sintomo
    a risarcire il tuo moto
    con l’altezza dei sogni

    mentre la scena che ti vide nascita
    giace tra i rifiuti del giorno,
    oltre il senso della strada
    e della sua ordinata assenza

    solo le poche stelle
    che ancora si abbeverano
    del tempo attraversano le tue sequenze :
    forse per la consueta pulsione
    o magari per misurare distanze

    ma sarebbe destinare il vento
    alla logica dei numeri
    se in lontananza al destino
    un palcoscenico da due lire
    raccontasse di te

    -si sta da dio dalle parti del silenzio
    in chiuse e zavorre senza incipit-

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  4. Sono troppo emozionata per trovar parole adeguate per rispondere a questa tua meraviglia. Riesco solo a dirti che le tue parole rappresentano quell’abbraccio universale che ci fa vivere il compimento della nostra esistenza
    Questa è una poesia che deve essere letta nelle scuole, perché è attraverso l’uso profondo delle parole che iniziano le vere conquiste.

    Infinitamente Grazie

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    1. Lo so! Quando ho scoperto queste storie, mi sembrava di vivere in un mondo tragicamente surreale. Ma ho cercato di mantenere quella “famosa promessa” ad una persona che ho realmente amato. Noi adulti abbiamo il dovere di rivendicare a gran voce il diritto inviolabile dell’infanzia di esprimersi liberamente, di comunicare attraverso una pluralità di linguaggi e di essere amati profondamente nel loro atto originale di ogni singola esistenza

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    1. E’ profondamente triste, ma purtroppo vero…
      Quando ho conosciuto il piccolo Michael, orfano di entrambi i genitori, l’unica cosa che i “grandi saggi” sapevano dirmi era che il suo rientrava in un quadro clinico, preciso, anzi oserei dire perfetto.
      Tralascio i dettagli…
      Non mi sono mai voluta sostituire alla dolcissima mamma che aveva perso, ma ho rivendicato il suo diritto ad esprimersi, a vivere come lui mi stava chiedendo. Ed è solo attraverso un ” particolare”, suggestivo dialogo con i colori, che sono riuscita a farmi amare.
      Un grazie sincero
      Adriana

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  5. Un articolo che tocca il cuore e molto bello per lo spunto di riflessione, anche se un po’ coglie l’amarezza per come spesso vanno le cose. I bambini hanno bisogno di esprimere se stessi nel modo in cui lo sanno fare, non è giusto mettere un freno alla loro creatività, qualunque essa sia! Grazie Adriana per il momento intenso che mi hai regalato. Ciao e buona serata, Stefania

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    1. Carissima Stefania, ho scritto questo articolo perché realmente ho vissuto la storia di Michael, al quale ho dedicato questo mio scritto. Sono pienamente d’accordo con te che i bambini hanno bisogno di esprimersi e di vivere completamente la loro innata forza creativa. Lo sai cosa ho promesso alla mia classe? Domani sarà una giornata che dedicheremo all’arte e andremo a leggere e ad amare le tue meravigliose poesie sul tuo blog “il mio tempo migliore”. I miei piccoli artisti mi hanno detto che sono realmente felici di conoscerti.
      Allora desidero solo fare un brindisi all’arte, perché è la vera essenza della felicità, di quell’attimo dell’esistenza che ci rende unici e fortunatamente così diversi
      un grazie sincero
      Adriana

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    1. Prima di tutto voglio sinceramente ringraziarti per averlo letto! E’ un vero onore!
      Quando ho scoperto quelli che io chiamo “deliri di onnipotenza medica”, con diagnosi fatte in dieci minuti, senza tener conto del vissuto del bambino, ho vissuto momenti di tristezza, ma anche di rabbia, di profonda delusione verso una parte di quel mondo fatto di Saggi studiosi dell’età evolutiva.
      Ho preso per mano Michael e ho pronunciato solo queste parole:” Andiamo…a vedere i nostri fiori…
      poi oggi ti racconto una nuova storia.”
      Era la storia del nostro primo incontro
      Adriana

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  6. Cara Adriana, GRAZIE!
    Ho trovato tutto, il tuo blog e la musica suonata da Arturo Benedetti Michelangeli.
    Triste e terribile ciò che scrivi in questo post…ma tu sei un segno di speranza!!!
    Il tuo blog è una meraviglia, ma mi occorre tempo per leggere tutto con calma.
    Grazie ancora!!!

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    1. Ti ringrazio tanto per aver letto il post. Il mio intento è solo quello di poter dare un contributo a storie fatte cadere in un profondo oblio. Come ho scritto il post è dedicato a Michael, orfano di entrambi i genitori,che usciva in giardino alla ricerca di nidi.
      La sua è una storia vera, fatta di diagnosi stilate in dieci minuti, senza comprendere che desiderava recuperare quel mondo perduto. Sono riuscita a farmi amare da lui raccontandogli le storie dei pittori, e quando si sentiva particolarmente triste, mi chiedeva di ascoltare quella che lui chiamava “la musica tranquilla”
      Assieme ascoltavamo il nostro Chopin
      Un abbraccio
      Adriana

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  7. Io sono dell’idea che non bisognerebbe mai farsi un’idea di chi è un bambino prima che lui stesso non sia capace di farlo. Etichettare un bambino, nel bene e nel male, significa circoscriverlo in un recinto troppo limitato per le sue infinite possibilità d’essere. Poi non parliamo dell’uso degli psicofarmaci, specie nei bambini: un vero crimine contro l’umanità. Mi dispiace, ma non sono mai riuscita a stimare chi come professione fa lo psichiatra… si occupano di mente e anima senza sapere niente né dell’una né dell’altra. Grazie Adriana per questo interessantissimo e accuratissimo intervento. 🙂

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    1. Sono felice delle tue parole! Questo post è dedicato al piccolo Michael che qualche “saggio” neuropsichiatra dell’età evolutiva continuava ad etichettare come “iperattivo” ” facilmente distraibile”; e quando gli ricordai che aveva perso i suoi genitori da poco tempo, il saggio con tono indifferente pronunciò questo delirio di parole: ” Mi scusi…Perché si ostina così tanto?”
      Era ed è una pura e semplice questione d’amore verso il mondo sacro dell’infanzia.
      E noi adulti abbiamo il dovere di non tradirlo, mai!
      Grazie, infinitamente grazie

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      1. Ma grazie a te e alla tua estrema sensibilità che ti porta a lottare così strenuamente contro fatti come questi! ❤

        Ma se non si è sfrenati in giovane età quando le energie sono al meglio… quando allora? E questi "espertoni" la chiamano "iperattività" …

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  8. Stimo invece infinitamente chi fa l’insegnante, con amore passione e dedizione… una tra le più belle professioni al mondo. Più di una professione, una vocazione!

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  9. Sono fermamente convinta che se gli uomini guardassero il mondo con lo sguardo di un bambino e la forza, il coraggio di un giovane, nel mondo ci sarebbero ben pochi problemi da risolvere
    Un grazie infinito
    Adriana

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  10. Molto bello il suo articolo, mi inquieta molto questa tendenza a medicalizzare ogni deviazione dalla “norma” stabilita… anche il numero delle patologie mi sembra in aumento esponenziale… è vero che ai miei tempi se uno aveva delle difficoltà era subito classificato come ritardato, ma mi sembra che ora si esageri dal lato opposto… saluti

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    1. Sono completamente d’accordo con te! La fase delirante di certi medici è che considerano “un disturbo della personalità” anche se un bambino adora la musica, magari suona il pianoforte…
      Ho avuto l’inestimabile dono di vivere con un padre cantante lirico al Teatro la Fenice; ho sempre amato “cullare” i miei figli con il grande dono che ha impreziosito la mia vita: la musica classica.
      Un giorno, venni chiamata da un’ insegnante di mio figlio Gianluca, e molto preoccupata mi disse:” Forse è il caso che il bambino venga visto da uno specialista…in classe tamburella le dita sul banco!!”
      Anche mio figlio rientrava in qualche nuova tipologia medica? Eppure stava solo ripetendo un brano musicale che aveva appena studiato.
      PS: Gianluca, di cognome Badon, è un pianista diplomatosi all’Accademia Santa Cecilia di Roma, ora studia all’Accademia di Imola
      Lascio a te le dovute considerazioni…
      Un abbraccio
      Adriana

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  11. Grazie davvero per questo articolo! Se ai miei tempi ci fosse stata questa mania di catalogare tutto, anch’io sarei finita nel numero… invece ho avuto la grazia di avere soltanto votacci per lat roppa distrazione e irrequietezza…e di aver rischiato più di una volta la bocciatura. Non ho grandi meriti artistici, ma sono cresciuta sufficientemente libera… e per questo ringrazio Dio ogni giorno. A Lui affido, ogni giorno, tutti i bambini, quelli nati e quelli non nati, quelli cresciuti e vivi, quelli dimenticati in fondo a un’anima che non sa più riconoscersi… Scusa lo sproloquio. Continuerò a leggerti… buon proseguimento! mf

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